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Effetto Pnrr sulla rete Fs: aperti oltre 1.100 cantieri

 

Tra le cause dei disservizi degli ultimi mesi anche i lavori lungo i binari. In 10 anni il gruppo investirà 124 miliardi per potenziare aggiornare l’infrastruttura

 

Una pioggia di miliardi: 124 nei prossimi 10 anni, tra fondi propri e risorse assegnate dal Pnrr. La rete ferroviaria nazionale, lunga 16.800 chilometri, di cui circa mille di linee ad alta velocità, è al centro di una rivoluzione senza precedenti. Al momento, Ferrovie dello Stato (Fs) stima che lungo i binari italiani siano attivi oltre 1.100 cantieri. Una accelerazione resa possibile grazie anche ai fondi Pnrr che, come noto, prevedono un rigoroso rispetto dei tempi. Dei circa 25 miliardi che il Pnrr assegna al potenziamento del trasporto su ferro, Rete ferroviaria italiana (Rfi), società capofila del polo infrastrutture del gruppo Fs, ne ha spesi 10. Ora la sfida è spendere i restanti 15 entro i prossimi due anni. «Siamo giunti al punto di svolta per la messa a terra degli investimenti del Pnrr e il tempo purtroppo è tiranno» spiegano al Sole 24 Ore fonti del gruppo Fs. Rfi ha programmato una serie di interventi straordinari sull’infrastruttura per potenziare capillarmente da Nord a Sud le principali linee ferroviarie del Paese e installare nuove tecnologie come l’Ertms, il più evoluto sistema di gestione e controllo del distanziamento dei treni. L’obiettivo è innalzare gli standard di efficienza della rete per garantire un’infrastruttura sempre più moderna, integrata, affidabile e veloce per il trasporto di passeggeri e merci, sulla quale circolano circa 10mila treni al giorno.

Tutto questo oggi, agli occhi degli utenti, appare un miraggio di fronte alla raffica di disservizi che da mesi funestano le ferrovie italiane, in particolare le linee ad alta velocità, con cavi elettrici tranciati o fuori uso, inconvenienti tecnici sulla rete, treni che si bloccano in aperta campagna, ritardi di ore, cancellazioni di convogli, nodi urbani iper-congestionati e passeggeri infuriati nelle stazioni. Nel periodo dal 26 settembre al 2 ottobre il Codacons ha contato 9 casi di guasti alla linea elettrica o ai treni che hanno coinvolto la linea ad alta velocità nel nodo di Roma. Possibile che sia tutta colpa dei lavori in corso?

Ebbene, fanno trapelare dal gruppo Fs, i disservizi degli ultimi mesi sono imputabili, al netto di fulmini, roghi nei pressi della ferrovia, persone non autorizzate che circolano lungo i binari, per la gran parte alla mole di interventi avviati da Rfi sulla spinta del Pnrr. Un compito immane, che però, sottolineano le fonti, non prevede la chiusura totale delle linee, ma lo svolgimento dei lavori in contemporanea alla circolazione dei treni, che fatalmente subisce dei contraccolpi. In Germania accade esattamente il contrario, con la compagnia Deutsche Bahn che ha scelto di chiudere interamente delle linee causa lavori di ammodernamento (è accaduto di recente con la Colonia-Francoforte), cancellando tutti i treni.

A tutto questo si aggiungono altri due fattori: i guasti dei singoli treni, Frecce incluse, perché per alcuni l’età inizia a farsi sentire (infatti Fs sta continuando a investire nel rinnovo della flotta, ordinando nuovi convogli al costruttore Hitachi); i guasti improvvisi: per esempio scambi che si bloccano oppure guasti alle linee elettriche. Per questo tipo di eventi, la risposta di Rfi è l’investimento nella diagnostica predittiva, che permette tramite algoritmi di conoscere le condizioni degli impianti e prevedere in anticipo avarie o danneggiamenti. Poi l’errore umano gioca sempre la sua parte, come dimostra il chiodo (piantato per errore da un’azienda privata, secondo quanto riferito dal ministro dei Trasporti, Matteo Salvini) che ha mandato in tilt una cabina elettrica nel nodo di Roma, provocando il caos di mercoledì scorso.

 

 

FONTI   Marco Morino    “Enti Locali & Edilizia”

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