Secondo i dati forniti dall’Anac poco meno di 2mila stazioni appaltanti su 26mila si sono accreditate
Il giorno è quello del calcio di inizio: il nuovo Codice degli appalti pubblici entra in funzione con tutto il suo carico di novità. Ma anche con una tara pesante accumulata nei mesi scorsi e che porta il nome di qualificazione delle stazioni appaltanti. Il flop era nell’aria da tempo. Almeno dall’approvazione del nuovo Codice degli appalti in Consiglio dei ministri alla fine di marzo, ma c’è chi dice anche da prima. La qualificazione delle stazioni appaltanti, requisito obbligatorio per bandire le gare di lavori sopra i 500mila euro e quelle di servizi sopra i 140mila, è al palo. E rischia di schiacciare il pedale di frenata nelle procedure di evidenza pubblica già a partire da oggi, quando le nuove regole sui contratti entreranno in vigore.
Secondo quanto risulta all’Anac su 26mila stazioni appaltanti solamente 2.404 hanno inviato la domanda e solo 1.571 sono state qualificate, mentre altre 286 lo sono state ma solo con riserva. Un numero esiguo, meno del 10%, che da oggi sarà in grado di ricevere il Cig, il codice necessario per bandire le gare. Quanto questi numeri impatteranno sull’andamento degli appalti lo si capirà nelle prossime settimane. Ma gli osservatori più attenti parlano di una frenata preceduta da un’accelerazione degli ultimi giorni nella pubblicazione dei bandi. «Abbiamo il precedente nel 2016 in cui assistemmo a una riduzione del valore dei bandi nel primo mese recuperata nel secondo: l’auspicio è che sia un impatto limitato, però il punto è che questa volta mancano le Linee guida Anac e c’è il grande tema dell’obbligatorietà della qualificazione delle stazioni appaltanti e infine diversi problemi di diritto transitorio», dice Andrea Mascolini direttore generale Oice (Confindustria) che raccoglie le società di ingegneria e architettura. E che in questi giorni ha diffuso una proposta di disciplinare tipo per gli affidamenti dei progetti.
«Il nostro osservatorio, da una media di 45 bandi al giorno, ha osservato uscite quotidiane per 70 gare nelle scorse tre settimane e culminati a 140 negli ultimi 4 giorni. Al punto che i siti delle amministrazioni non riescono a stargli dietro», racconta Mascolini. La corsa a svuotare i cassetti pubblicando tutto il pubblicabile è sintomatico del cambio di regime ed è un fenomeno fisiologico quando un settore si cambia d’abito. Ma ora, passata l’onda, la preoccupazione è di tornare a regime. Per questo l’authority guidata da Busia ha diramato una circolare di sollecito in cui si ricorda che «fermo restando il blocco dei Cig a partire dal 1° luglio (oggi, ndr), si fa presente che la presentazione della domanda di qualificazione può avvenire anche successivamente a tale data poiché al momento non sussiste alcuna finestra temporale di presentazione».
Come a dire meglio tardi che mai. Fino a quel momento, aggiunge l’Anac, valgono le deroghe stabilite dal Codice. E dunque, oltre alle soglie fissate, si potrà procedere a bandi per la manutenzione ordinaria entro il milione di euro. Altra eccezione riguarda le province e le città metropolitane che sono fatte salve dalle nuove regole: per loro vale una qualificazione d’ufficio in un elenco speciale valida per un anno. Tra le novità anche un primo passo verso le prossime scadenze: il 1° gennaio scatterà la parte del Codice che riguarda la digitalizzazione degli appalti e in Gazzetta sono approdate le prime circolari attuative.
FONTI Flavia Landolfi “Enti Locali & Edilizia”
