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Revisione prezzi, passa il modello francese: 21 indici per definire i costi delle opere

Le imprese hanno portato a casa un primo fondamentale risultato: la condivisione con Istat e stazioni appaltanti del metodo di calcolo

 

Ventuno nuovi indici da comporre per determinare il costo dell’opera. Il tavolo sulla revisione prezzi per i lavori ma anche per i servizi e le forniture si è aggiornato ieri al ministero delle Infrastrutture con un punto a favore delle imprese che, anche grazie al lavoro di tessitura del viceministro Edoardo Rixi, hanno portato a casa un primo fondamentale risultato: la condivisione con Istat e con le stazioni appaltanti del metodo di calcolo per la definizione dei prezzi dei lavori. In due parole il modello francese, un meccanismo «automatico, trasparente ed omogeneo» come ha più volte reclamato l’Ance.

La cornice è il nuovo Codice degli appalti che ha reso obbligatoria la revisione dei costi di opere, servizi e forniture quando aumentano i costi dei materiali. Il quadro però era tutto da disegnare partendo dai tre – insufficienti – indici dei prezzi Istat in vigore per le costruzioni (fabbricato residenziale, capannone industriale e tronco stradale con tratto in galleria).

Ai primi giri del tavolo convocato da Rixi si era parlato di incrementarli di altri quattro ma alla fine ha prevalso la condivisione di un metodo del tutto nuovo, sulla falsariga di quello francese, che levando di torno la classificazione per opere fisserà elenchi di lavori disaggregati da combinare tra loro per determinare il valore dell’opera: in tutto 21 indici che definiranno le categorie delle lavorazioni.

Del resto che su questo fronte ci fosse confusione nel settore non è un segreto: e anche per le stazioni appaltanti il tema della costruzione dei prezzi viene gestita a macchia di leopardo creando una vera e propria babele del mercato. Stessa storia per il modello dei ristori del caro-materiali: una soluzione che – lamentano le imprese – ha accumulato ritardi su ritardi. Con questo primo passaggio, frutto per altro di diversi tavoli tecnici che dal 21 dicembre si sono susseguiti al Mit, si apre un nuovo capitolo.

Per il settore dei servizi e delle forniture si parla di definire oltre 100 indici, spetterà alle prossime riunioni del tavolo stabilire quali ma soprattutto sciogliere il nodo dell’alea del 5%, come chiede Legacoop, la soglia oltre la quale scatta la revisione ma che è ancora oggetto di interpretazioni, visto che alcune stazioni appaltanti ne riconoscono solo la differenza parziale, lo scostamento dal 5% in su e non tutto l’aumento.

Dal ministero fanno sapere che l’intenzione è di chiudere rapidamente, forse a metà del mese di marzo. Intanto la prossima riunione è convocata per il 19 febbraio: lì si inizierà a ragionare sui “pesi” degli indici, quali elementi delle lavorazioni dovranno incidere di più nella costruzione del prezzo. Ma intanto il modello francese è stato sdoganato.

 

 

FONTI     Flavia Landolfi        “Enti Locali & Edilizia”

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