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Busia: «Pnrr e arrivo del nuovo testo all’origine della bolla negli appalti»

Il presidente dell’Anac: «Purtroppo alcune amministrazioni sono ancora indietro con la digitalizzazione»

 

Presidente Busia, come mai questo crollo nel numero delle gare?
Sarebbe sbagliato attribuirlo solo al nuovo Codice. L’anno prima della sua entrata in vigore ha fatto registrare un’impennata degli appalti legata al Pnrr ed era scontato che poi vi sarebbe stato un calo. Inoltre, ogni volta che si riscrive la normativa, inevitabilmente gli operatori si prendono il tempo per studiarla ed abituarvisi.
E nel frattempo, avviano più gare possibile con le vecchie regole, come è accaduto nel giugno 2023. Per comprendere il quadro complessivo, dobbiamo dunque guardare anche i dati degli anni precedenti e si evidenzia che sono sostanzialmente in linea con quelli attuali.

Forse c’è anche la digitalizzazione che è andata a rilento?
Dall’inizio dell’anno, quando è partita la digitalizzazione, abbiamo registrato oltre due milioni di nuove procedure per un valore che supera i 200 miliardi di euro. Mediamente, abbiamo rilasciato circa 20mila nuovi codici per giorno lavorativo: numeri molto simili a quelli del periodo precedente. Non seguire chi chiedeva ulteriori rinvii è stata quindi la scelta giusta. Ciò naturalmente non significa che ogni problema sia stato risolto: i passi da fare sono ancora tanti, ma stiamo andando nella direzione giusta.
Ogni giorno sia le stazioni appaltanti che gli operatori economici cominciano ad apprezzare i benefici che stiamo offrendo in termini di maggiore semplificazione e velocizzazione delle procedure.

Ma molti sono in ritardo, però.
Purtroppo –e questa credo che sia oggi la maggiore criticità- alcune amministrazioni sono ancora indietro con la digitalizzazione o semplicemente non condividono con Anac i dati e questo non consente verifiche rapide di alcuni requisiti, attraverso il nostro fascicolo virtuale dell’operatore economico, creando dei colli di bottiglia che rischiano di bloccare le procedure. Lo abbiamo già segnalato al Governo e speriamo che si intervenga rapidamente.

Anche sul fronte del Pnrr le cose non marciano…
È innegabile che, specie per i lavori, adesso cominci la fase più difficile, quella della realizzazione.
I numeri incoraggianti sui codici di gara da noi rilasciati, purtroppo non bastano a tranquillizzare del tutto, in quanto indicano solo l’avvio delle procedure e non il fatto che le amministrazioni saranno in grado di chiuderle in tempo. Aprire un cantiere, infatti, non assicura il completamento dei lavori in tempo utile e in modo adeguato: lo dimostrano chiaramente i dati preoccupanti sulla spesa effettiva. La strada, dunque, è ancora lunga e, con l’avvicinarsi della scadenza del 2026, la salita diverrà sempre più ripida.
Per percorrerla, servirà lo sforzo congiunto di tutte le istituzioni, nei diversi livelli territoriali.

Che giudizio dà, in definitiva, del primo anno del nuovo Codice Appalti?
Le due principali novità, alle quali la nostra Autorità ha collaborato direttamente digitalizzazione degli appalti e qualificazione delle stazioni appaltanti stanno dando complessivamente buoni frutti.
Tuttavia, al di là dei numeri sui quali, pure, abbiamo soddisfatto i requisiti del Pnrr occorre adesso concentrarsi sulla sostanza, investendo di più sulla capacità delle stazioni appaltanti a partire dalle competenze di chi vi lavora. Ciò, auspicabilmente, anche misurando le performance dei Rup al fine di valorizzare quelli che dimostrano maggiori capacità, premiandoli in misura adeguata.

C’è un correttivo in cantiere. Cosa ci si aspetta?
Speriamo che il decreto, annunciato per l’autunno, oltre a recepire diverse modifiche tecniche che abbiamo già segnalato al Governo, possa fare qualche passo avanti verso una maggiore trasparenza e concorrenzialità degli affidamenti. Sarebbe importante inoltre effettuare maggiori sforzi per incoraggiare la divisione in lotti delle gare, a vantaggio delle piccole medie imprese e per evitare i subappalti a cascata.
Per contenere questi ultimi, che aumentano i rischi per i lavoratori, riducono mettono a rischio la qualità di lavori e servizi, oltre ad aprire la via a possibili infiltrazioni criminali, sarebbe auspicabile anche un’azione coordinata per spingere verso un ripensamento della normativa a livello europeo.

 

 

FONTI     F.La.      “Enti Locali & Edilizia”

Categorized: News