Pressing per accelerare il parere delle commissioni parlamentari. Dalla Conferenza unificata ok con condizioni su proroga per la qualificazione sull’esecuzione, Bim a 4 milioni e microaffidamenti tramite portale Anac
Forcing del governo sul correttivo appalti. Nonostante la legge delega consenta di intervenire fino a tutto marzo 2025, il governo ha deciso di accelerare i tempi dell’approvazione per non mancare alcune scadenze Pnrr legate proprio alla riforma degli appalti. Un primo segnale dell’accelerazione era contenuto nella lettera che ha accompagna lo schema di decreto all’esame del Parlamento. Nel documento firmato dal ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani si sottolineava «l’urgenza dell’esame del provvedimento da parte delle competenti Commissioni parlamentari… in ragione del fatto che il provvedimento rileva ai fini del perseguimento di specifiche milestones Pnrr in scadenza al 31 dicembre 2024». Si tratta in particolare di step legati alla qualificazione delle stazioni appaltanti e alla riduzione dei tempi di aggiudicazione, obiettivi in vista dei quali lo schema di provvedimento approvato dal Consiglio dei Ministri prevede specifiche misure (di cui abbiamo dato conto in precedenti articoli sempre su questo giornale).
La corsa verso l’approvazione rischia peraltro di creare qualche tensione con il Parlamento alle prese con la stesura del parere. Tramite il sottosegretario alle Infrastrutture Tullio Ferrante, il governo ha segnalato alla commissione Lavori pubblici della Camera la necessità di rendere il parere al massimo entro il 13 dicembre (termine prorogato rispetto alla scadenza originaria dell’11 dicembre) per permettere alla Cabina di regia sul Pnrr di rendicontare gli obiettivi raggiunti nella riunione già programmata per il 17 dicembre. Dal canto suo la commissione ha chiesto tempo per esaminare il testo alla luce del corposo parere reso dal Consiglio di Stato e anche delle numerosissime osservazioni arrivate da imprese, stazioni appaltanti, categorie professionali e autorità ascoltate nell’ultima settimana di audizioni. Conclusione? Il parere delle Camere dovrebbe arrivare tra venerdì 13 e lunedì 16 dicembre.
A parte gli obiettivi Pnrr, l’accelerazione sui tempi di approvazione servirebbe anche a evitare un cortocircuito di scadenze, visto che il codice appalti prevede che una serie di novità diventino operative dal prossimo 1° gennaio. A partire dall’obbligo di Bim per tutti i progetti di importo superiore al milione e il rispetto di tutta una serie di requisiti la qualificazione delle stazioni appaltanti, non solo per gare e affidamenti, ma anche per l’esecuzione dei contratti. Arrivando dopo il Correttivo aprirebbe importanti falle normative, mettendo in seria difficoltà la capacità di operare delle stazioni appaltanti.
Non è un caso dunque se, sempre sotto la spinta del Governo, è intanto arrivato in tutta fretta il parere della Conferenza Unificata Stato-Regioni-città. Anche qui è stato il sottosegretario Ferrante a sottolineare l’urgenza dell’approvazione nella seduta del 3 dicembre. Dalla Conferenza è arrivato così il via libera, condizionato all’accoglimento di una serie di condizioni. Le principali sono state sottolineate anche alla Camera nel corso dell’audizione tenuta dall’Anci. Al primo posto c’è la richiesta di un periodo transitorio di un anno per permettere agli enti più piccoli di implementare le misure necessarie all’ottenimento della qualificazione per l’esecuzione, rispetto alla scadenza del 1° gennaio 2025.
C’è poi la richiesta di aumentare fino a 4 milioni la soglia minima per far scattare l’obbligo di gestione dei progetti in Bim, raddoppiando il livello che, già di suo, lo schema di Correttivo innalza da uno a due milioni, proprio per venire incontro alle difficoltà organizzative degli enti meno strutturati. Decisivo agli occhi della Conferenza anche l’accoglimento dell’invito a rendere definitiva la possibilità di richiedere i Cig per i microaffidamenti sotto cinquemila euro tramite la piattaforma dell’Anac e non solo attraverso le piattaforme digitali certificate (Pad), come sarebbe d’obbligo dal prossimo gennaio, alla scadenza della proroga di un anno concessa dall’Anac rispetto al termine iniziale del 1° gennaio 2024.
Altre segnalazioni prioritarie riguardano le norme sull’equivalenza dei contratti collettivi, che, secondo la Conferenza, rischiano di condurre all’aumento dei contenziosi e il riconoscimento della possibilità per le imprese di indicare «a proprio onere» costi della manodopera inferiori rispetto a quelli previsti dalla stazione appaltante, in modo da risolvere il conflitto di interpretazioni sulle norme del codice emerso in una serie di sentenze in contrasto tra di loro.
FONTI Mauro Salerno “Enti Locali & Edilizia”