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Rup perno dei nuovi appalti: fondamentale spingere su formazione e (vera) digitalizzazione

I risultati del tavolo sul nuovo codice promosso dal ministero dell’Interno. Il Correttivo occasione da non sprecare

 

Il Responsabile del progetto (Rup), figura completamente rinnovata con il codice 36, è il vero protagonista dei nuovi appalti. Per questo la formazione del personale e digitalizzazione della Pa sono i due obiettivi su cui concentrare sforzi e investimenti, anche alla luce del decreto Correttivo che sta prendendo forma in queste settimane tra Governo e Parlamento. È uno dei messaggi chiave cui è arrivato il tavolo sul nuovo codice degli appalti promosso dal ministero dell’Interno all’interno dell’evento di comunicazione dei Programmi nazionali a cofinanziamento europeo gestiti dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza, in cui hanno trovato spazio anche approfondimenti legati a «data exchange e comunicazione» e «piattaforme e tecnologie digitali per il contrasto al cybercrime».

Al centro del tavolo sul nuovo Codice degli appalti (affidato alla moderazione di Giuseppe Imbergamo, partner di Piselli & Partners) la possibilità di considerare le nuove norme come leva di investimenti, trasparenza e semplificazione dell’attività delle Pa. La strada principale per accelerare le percentuali di spesa dei fondi in arrivo dall’Unione europea e non solo attraverso il Pnrr. A lavorarci esponenti di grandi stazioni appaltanti, giudici amministrativi, rappresentanti dell’ Anac. Con risultati presentati in un evento finale, con la presentazione di un paper conclusivo presentato all’Università degli Studi dell’Insubria di Como il 26 novembre.

Ricorrente nel documento i riferimenti al Rup, visti come veri e propri project manager «in grado di programmare, progettare, a􀆯ideare e eseguire le commesse necessarie per soddisfare i fabbisogni pubblici sotto la stessa polare della velocità dell’azione amministrativa». Almeno questo dovrebbe essere il traguardo da raggiungere alla luce del nuovo principio di risultato. La realtà è che bisogna fare i conti con gli imbuti delle competenze. Anche sul fronte dell’altra grande scommessa del nuovo codice: una digitalizzazione pervasiva che rimane ancora in larga parte da costruire, ma che non deve diventare una nuova «burocrazia digitale». Un quadro complesso in cui, si legge nel paper, «la formazione ha un ruolo fondamentale perché rientra nella strategia europea volta a professionalizzare maggiormente il personale coinvolto nel ciclo degli appalti». Qui, l’ indicazione è arrivata dal tavolo, è quella di non appiattirsi su soluzioni generaliste, ma concentrarsi su percorsi specializzanti per la creazione delle professionalità assenti nella Pa.

Impossibile non guardare al Correttivo in arrivo. Un’occasione da non sprecare per rilanciare l’azione di un codice cui il paper riconosce i tanti meriti e grandi potenzialità, ma con tanti nodi ancora da sciogliere che rischiano di rimanere sul tappeto. «L’importante – si legge nel paper – è non utilizzare un momento di doveroso aggiustamento del tiro per rimetterne in discussione un impianto oramai collaudato e permeato all’interno del sistema Paese».

Sulla digitalizzazione le questioni più urgenti riguardano forse il Bim (anche con l’assenza di norme transitorie per la gestione dei progetti a cavallo tra le scadenze di fine anno) e il pericolo che il raddoppio del soglia per l’utilizzo obbligatorio per i lavori a partire da due milioni arrivi con settimane (se non mesi) di ritardo rispetto alle attese delle amministrazioni più piccole, con le spalle ancora scoperte sul fronte delle competenze tecnologiche. Qui il paper si spinge a suggerire «l’utilizzo di applicativi certificati da MIT e/o Anac al fine di evitare che tramite le soluzioni operative in essi contenute possano accreditarsi vere e proprie violazioni di legge»

Non esente da critiche anche la soluzione trovata sull’equo compenso con il pericolo di una difficile applicazione pratica e generazione di nuovo contenzioso.

Tra i nodi che stanno complicando la vita alle amministrazioni, molto citate anche le nuove norme sull’accesso agli atti, con la difficile necessità di trovare il giusto equilibrio tra trasparenza e diritto alla privacy al centro di numerose pronunce dei Tar, sintomo della grande difficoltà che il tema sta generando nell’attività delle stazioni appaltanti. Senza contare le difficoltà di applicazione in caso di «inversione procedimentale», cioè la scelta di valutare le offerte prima della verifica dei requisiti dei concorrenti, per accelerare l’aggiudicazione.

 

 

FONTI    Mauro Salerno   “Enti Locali & Edilizia”

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